09/12/2023 "Esiste una strada alternativa?"
Non prendiamoci in giro. Tutti noi desideriamo stare bene. Cosa significa bene? Ad occhio e croce tante cose: sicurezza, benessere, serenità o per lo meno, assenza di problemi. Di fatto, chi è contento di averne? Chi è contento di vivere con problemi di salute, relazionali, economici, sociali o chissà quali altri. Passiamo il tempo a costruire soluzioni o evitare problemi, godendoci, di fatto, quelle poche ore d'aria che la vita ci offre...liberi dai pensieri e magari anestetizzati da qualche divertimento esagerato. Giusto. Poi però più di qualcuno si ferma fino ad affermare " che vita di merda". Qualcun' altro, stoico, continua a lottare per il suo posto al sole ma le energie che spreca senza risultati rendono la vita pesante come quella di un criceto sulla ruota.
Ma allora? Possibile sia tutto qua? Qualcosa non torna. Anche i più volenterosi (e capaci) si perdono stremati dietro un continuo zig Zag per evitare tutto ciò che è scomodo e crea sofferenza: un lavoro, una relazione, una condizione sociale, uno status non adeguato etc..
"Chi vuole salvare la propria vita la perderà, chi perderà la propria vita per causa Mia la troverà".
Mi ritorna spesso in mente questa frase che Qualcuno disse tanti anni fa.
A mio avviso salvare la propria vita significa spenderla per difendere o ricavarsi il proprio orticello più o meno grande lasciando fuori o sbattendo fuori tutto ciò che disturba e scandalizza. Vivere la vita secondo le proprie e sole esigenze umane di benessere e sicurezza. Comprensibili, ma umane.
Perderla significa farsi secondi a qualcuno o qualcosa di diverso. Abbandonare l'illusione che sicurezza e benessere siano qualcosa che possiamo controllare, garantire, proteggere. Spaventosa come considerazione ma di fatto chi potrebbe negarla?
Un po' come la differenza che passa tra guidare la macchina e mettersi al posto del passeggero.
Guidare permette il privilegio di decidere dove andare ma allo stesso tempo ci mette di fronte alla responsabilità di aver deciso la strada giusta. Se siamo felici, bene. Se non lo siamo ci facciamo qualche domanda?
Mettersi al lato passeggero implica un cambio di veduta. Implica accettare che il senso non lo dai tu, la direzione non la dai tu. Che le strade da evitare o prendere non le decidi tu. La fiducia che ti viene richiesta verso chi guida è il prezzo da pagare in cambio di un viaggio più rilassato, passato a guardare il panorama, magari anche dormire, senza lotte o sbattimenti.
La nostra società ha sempre guidato. La direzione è stata evidente: salvare la propria vita da ciò che ci è pesante e di scandalo: problemi, sofferenze, relazioni compromettenti, persone problematiche, situazioni scomode. Aspirare ad una vita da famiglia del mulino bianco in un mondo che puntualmente ci restituisce schiaffi e delusioni e pochi momenti di serenità. Uno sguardo obiettivo su ciò che stiamo raccogliendo non può portarci ad un bilancio positivo.
Forse che la direzione è sbagliata? Legittima, comprensibile, ma sbagliata?
Da tempo ho scelto di scendere dalla macchina e fare guidare Qualcun' altro. E non solo io ma chiunque conosco abbia fatto lo stesso si ritrova, nel proprio rispettivo mondo, a vivere comunque problemi, difficoltà, momenti pesanti ma senza evitarli.
Attraversare invece che evitare. Accogliere invece che allontanare.
Anche in questa mia personale esperienza di Casalemanuele mi trovo spesso a dover riflettere su chi o cosa la guidi. Se il mio legittimo desiderio di salvarmi dalle situazioni pesanti, dalle persone più difficili oppure perdermi, aprendomi e accogliendo ciò che arriva.
Salvare la propria vita o perderla?
Io, anzi, tutti noi che siamo qui, a prescindere da ruoli ed "etichette", ci troviamo a vivere una realtà veramente particolare. Ci sono persone difficili, con ferite e comportamenti che sarebbe complesso affrontare singolarmente immaginiamo insieme ad altre con il rischio sempre presente di un poco piacevole effetto domino. È facile, in questo caso, salvare la propria vita: eliminiamo il problema, allontaniamo la pietra di scandalo. Succede così nella nostra società, ad ognuno di noi, no?Ma le persone che trovano "rifugio" qui a Casalemanuele hanno appunto vissuto l'emarginazione proprio perché "complesse", difficili da gestire ed amare. Una persona, depressa, arrabbiata, superba, con problemi psicologici, o di dipendenza, non trova vilentieri spazio nei nostri focolari domestici. E di fatto non lo trovano se non presso chi decide di perdere la propria vita, libertà, comodità per loro.
Ciò che stiamo provando a fare, tutti noi insieme, è darci l' opportunità di accoglierci così come siamo lasciandoci guidare anche oltre ciò che riteniamo sensato o sostenibile. Difficile? Molto.
Pazienza, comprensione, sopportazione, perdono diventano strumenti fondamentali quanto sconosciuti. Accogliere i problemi senza scartarli come un pacchetto che già alle prime puzza di marcio è ciò a cui aspiriamo.
Non so dire se questa strada su cui ci stiamo facendo guidare darà dei risultati. So per certo che non è una strada tranquilla. So che chiede tanto a tutti perché tanto è lo stress a cui ci sottopone.
Ma so anche che la strada che (tutti) siamo stati abituati a seguire non ci ha portato gioia. Guardiamoci intorno: Salvarci da ciò che è scomodo e pesante non ci ha portato gioia ma tanta paura e diffidenza (fomentate a dovere da chi preferisce dividerci che unirci - capitolo a parte -)
Senza scomodare riferimenti spirituali e di fede, per quando pertinenti, ciò che stiamo facendo è una scelta prettamente logica: proviamo la strada alternativa che non abbiamo mai percorso per ottenere quello che non abbiamo mai ottenuto.
Accogliere i problemi, le difficoltà, le croci lungo la strada...perdere la propria vita insomma invece che difenderla, può renderci più felici di quanto lo siamo stati fino ad ora?
La vera scommessa che vale una vita è cominciata..