Storia Stefano 5

13/06/2023


“ La scuola della vita "


Quante cose sto imparando. Quante prove, quante difficoltà ma quante grazie, quanta crescita per me e per chi mi sta intorno. 

Non ho mai pensato che la scelta di vita che ho fatto ormai tanti anni fa, fino a raggiungere quella di vivere qui, a Casalemanuele, non dovesse portare problemi, situazioni delicate, prove o momenti di smarrimento. Ogni strada ne ha. Quella che facevo prima, quella che tutti facciamo, quella che tutti faremo. 

La vita per definizione non è un villaggio vacanze, dove ogni stress o sofferenza è allontanabile fuori dalla porta. Anzi, chi è un po' più in avanti con gli anni dovrebbe aver visto che ogni percorso è fatto di talmente tante prove che o stiamo giocando ad un gioco senza senso o c'è un senso pedagogico, qualcosa che dovremmo imparare, vedere, vivere e non evitare come in una faticosa corsa ad ostacoli senza via di uscita.

Io preferisco credere di essere in una scuola e non in un vortice senza senso dove qualcuno o qualcosa butta dei dadi giocando con le nostre vite ed il più delle volte in modo duro e doloroso. 

Cresciamo tutti, me compreso, in una società che ci istruisce a prevalere, ad allontanare ogni sofferenza ogni situazione o persona molesta, a costruisci la nostra isoletta felice con un lavoro certo, soldi certi, amicizie compiacenti degne dei migliori "like".. così..fino a dannarci pur di ottenere tutto questo e pur sapendo e vedendo che non ci porta vita, pace, gioia ma tanta evidente (ai più attenti) frustrazione. 

Il mio percorso da sempre, ma soprattutto negli ultimi anni, si è basato su una sempre più evidente scelta di fondo: una scuola senza esami assomiglia più al parco giochi di Lucignolo nella favola di pinocchio, dove tutti diventano o restano "somari". "Somari" ricchi, pieni di successo magari ma senza valore. 

A nessuno piace faticare, fare esami e o prendersi la responsabilità di crescere piuttosto che divertirsi e sopravvivere. Lo capisco, per tanto tempo ho vissuto questo stato. Ma chiunque ha il coraggio di stare e vivere in una scuola, a qualunque livello ci si riferisca, può testimoniare il valore che ne deriva. Perché la vita dovrebbe essere un parco giochi piuttosto che una scuola? Ma soprattutto, cosa ne abbiamo guadagnato vivendola come ci hanno indotto a fare? Siamo in pace? Siamo felici? 

Sono entrato a gamba tesa nella sofferenza, nelle difficoltà, nella povertà mia e di chi ho incontrato e sto incontrando. Ho scelto, forse in modo incosciente e fiducioso all'inizio ma piu consapevole adesso, di vivere là dove molti, quasi tutti scappano, evitano. Ho scelto di entrare in relazione profonda e quotidiana con tutto ciò, rinunciando al parco giochi, e alla vita che conoscevo ed inseguivo. 

Ne sta valendo la pena? Ha senso?

Questo voglio e sento di condividere.

Ormai è un anno che vivo la mia vita con altre persone che non scelgo, accolgo. Persone piene di qualità ma con una vita segnata da sofferenze, dipendenze, disturbi, solitudine. Mi scontro quotidianamente con ciò che ritengo possibile, affrontabile, gestibile, "guaribile" e ciò che invece la Vita Maestra mi presenta alla porta. Non sempre ho aperto, lo confesso. Non sempre ho accolto serenamente perché come tutti noi su molte,o alcune cose per lo meno, ho il forte istinto di evitare. Mi viene in mente spesso il profondo significato di quella frase " Chi vuole salvare la propria vita la perderà, chi invece perde la sua vita per causa Mia la salverà". 

Sono libero, siamo liberi. 

E nessun giudice tanto meno divino può e vuole condannarci se talvolta mariniamo la scuola per comprensibili momenti di "No questo no". La cosa che ti porta, o per lo meno a me, a cercare di donarmi piuttosto che evitare, è la conspevolezza crescente che non c'è nessuna altra strada se non la scuola. Lo vedo, lo sento talmente chiaramente che anche la mia legittima umanità desidera spesso adeguarsi, sottomettersi, perdersi.


E scopro, in quelle volte che riesco ad essere fedele a ciò che sento profondamente, come quell esame che avrei evitato, quella persona che avrei allontanato, quella croce da cui sarei sceso non solo si è potuta affrontare ma ha maturato frutti inaspettati per me e per chi è davanti a me. 

E l'amarezza per le volte che non ci sono riuscito o non ci riesco è un forte stimolo nel provare ad accogliere la volta successiva. I limiti, la paura, la sfiducia che ci spingono spesso a rifiutare un esame sono falsi. Viviamo la vita perché siamo in grado di farlo. Gli esami sono superabili. Altrimenti si torna al punto di partenza, un gioco sadico senza speranza né vittoria. Certo si tratta di capire dove o da cosa attingere per le risorse e la motivazione necessarie.

Sono sempre più "scomodamente" consapevole di quanto sia proprio innaturale che di fronte ad una scelta si prenda la strada più dura rispetto a quella più semplice. Si decida la cosa più "costosa" rispetto a quella più facile. Lo so. È umano. Per questo non posso fare a meno di dire che se si vuole veramente vivere questa vita così come sto dicendo, bisogna lasciarsi guidare. Avere il coraggio di lasciarsi interpellare in una parte di noi più profonda ma meno conosciuta che ha nel suo DNA ogni informazione, risorsa e motivazione per fare ciò che per i più è e rimarrà folle: perdere la propria vita, per un amore, per una causa, per i poveri...ognuno ci metta il suo. E quando si dice ,  "se il seme non muore non porta frutto" sta proprio ad indicare questo : lasciati guidare là dove una parte di te ti dirà che non ha senso andare, dove fa male andare, perché deve nascere e fortificarsi una altra parte che esiste, vive e porterà frutto. 

Questo posso testimoniarlo. Nella misura ancora minima in cui ci sto riuscendo, posso confermare che la gioia, la pace, i frutti insomma che si producono quando il seme muore, esistono. Non è una scelta priva di senso. Non è una strada di privazione. È un atto di fiducia, dove tutto matura nel modo e nel tempo in cui siamo pronti a raccogliere. 

Ogni momento in cui vedo ciò che tra le prove Qualcuno sta realizzando attraverso il mio fragile "si", ogni volta che sento il sapore di quei momenti di gioia e pace che insieme viviamo, ogni volta che rimango meravigliato da come "tutto torna"...bhe, non posso fare altro che dire "si, andiamo avanti, ne vale assolutamente la pena".



Stefano

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